Gli eserciti romani in Occidente dopo la fine dell’imperium

Nel corso del V secolo, il potere romano in Occidente va man mano sgretolandosi.

Questo non va tuttavia del tutto di pari passo con il destino degli ultimi eserciti romani presenti in Occidente, in particolare in Europa occidentale.

In Italia, le notizie di eserciti romani spariscono dopo la tentata impresa di Antemio e la sua uccisione da parte di Ricimero – e del resto, lo stesso Antemio nel 472 è aiutato da contingenti barbarici al servizio imperiale.

Non abbiamo poi idea della composizione dell’esercito che probabilmente stava mettendo assieme Giulio Nepote al momento del suo assassinio nel 480. Sappiamo solo che quasi certamente avrebbe ricevuto aiuti diretti o indiretti dal collega Zenone – infatti sappiamo che un giovane Teodorico, il futuro re ostrogoto d’Italia, si era offerto di unirsi alla spedizione.

Abbiamo invece più informazioni sulla Spagna, sul Norico e, soprattutto, sulla Gallia.

Nella penisola iberica, già dall’insediamento visigoto negli anni ’60 del V secolo, i contingenti romani e i comandanti rimasti separati dall’autorità centrale semplicemente cambiano stendardo – tanto per necessità, tanto per scelta di non rimanere ancorati a un mondo in disfacimento.

Il primo di questi comandanti attestati è Nepoziano (niente meno che il padre di Giulio Nepote), 𝘮𝘢𝘨𝘪𝘴𝘵𝘦𝘳 𝘮𝘪𝘭𝘪𝘵𝘪𝘢𝘦: una carica simile a 𝘮𝘢𝘨𝘪𝘴𝘵𝘦𝘳 𝘮𝘪𝘭𝘪𝘵𝘶𝘮, ma non altrimenti attestata.

La sua figura è in realtà ambigua, anche alla luce dell’importanza dei Visigoti nelle ultime dinamiche politiche imperiali in Occidente, ma il fatto che nel 461 sia sostituito per ordine del re visigoto da un certo Arborio (anch’egli un Romano), sembra indicare la diretta dipendenza da quest’ultimo.

Nepoziano è solo il primo di una serie di ufficiali romani che formeranno delle vere e proprie “dinastie militari”, al contrario di altri regni romano-germanici dove la 𝘳𝘦𝘴 𝘮𝘪𝘭𝘪𝘵𝘢𝘳𝘪𝘴 è usualmente preclusa ai Romani e totalmente affidata ai nuovi dominatori.

Questi spesso ricopriranno nuovi ruoli militari creati in seno al mondo visigoto dopo il fatidico 476, quali 𝘥𝘶𝘹 𝘏𝘪𝘴𝘱𝘢𝘯𝘪𝘢𝘳𝘶𝘮, 𝘥𝘶𝘹 𝘴𝘶𝘱𝘦𝘳 𝘚𝘦𝘱𝘵𝘦𝘮 𝘊𝘪𝘷𝘪𝘵𝘢𝘵𝘦𝘴 e 𝘥𝘶𝘹 𝘦𝘵 𝘤𝘰𝘮𝘦𝘴 𝘈𝘲𝘶𝘪𝘵𝘢𝘯𝘪𝘢𝘦 𝘗𝘳𝘪𝘮𝘢𝘦.

Illustrazione di Angus McBride

Queste dinastie militari in terra visigota continueranno fino quasi alla fine del regno. L’ultimo romano ad avere incarichi militari in Spagna è infatti Flavio Paolo, 𝘥𝘶𝘹 𝘚𝘦𝘱𝘵𝘪𝘮𝘢𝘯𝘪𝘢𝘦 che tenterà un colpo indipendentista nel 673, addirittura cercando contatti con Costantinopoli – all’epoca impegnata a sopravvivere contro gli attacchi degli Arabi, che nel giro di quarant’anni abbatteranno in modo fulmineo anche il regno visigoto.

Anche per quanto riguarda le ultime truppe romane del Norico abbiamo delle notizie interessanti, ricavabili dalla “Vita di San Severino”.

All’epoca di San Severino, che muore nel 482, gli unici due, piccoli contingenti romani rimasti nel Norico sono stanziati presso Favianis, al comando del tribuno Mamertinus, e a Batavis – con la presa di potere delle popolazioni germaniche e il disfacimento dell’autorità imperiale, le altre truppe si sono dileguate.

Queste truppe non ricevono da molto tempo la paga. La guarnigione di Batavis, a quanto pare, manda parte dei suoi uomini verso Roma per reclamare gli arretrati, ma viene massacrata lungo il tragitto. I pochi uomini rimasti, una quarantina, formano una sorta di milizia locale, ma non resistono al capo barbaro Hunumund.

Quanto alla guarnigione di Favianis, sappiamo solo che Mamertinus opta per una carriera episcopale e che la città resta senza una vera guarnigione fino all’arrivo dei nuovi padroni, i Rugi – segno praticamente certo che l’unità si sia sciolta.
Sappiamo però che la guarnigione di Favianis viene certamente integrata nelle forze armate dei Rugi. Abbiamo infatti testimonianza, nel 482, di un tale miles Avitianus, di evidenti origini romane – e, ad ora, l’ultimo soldato romano attestato per il Norico.

Infine, tra le maggiori e più dettagliate (nonché forse più interessanti) informazioni le abbiamo per la Gallia, fornite principalmente da Procopio di Cesarea – che dobbiamo ricordare sempre che, nonostante la generale affidabilità, scrive a volte decenni dopo i fatti o non essendo sul posto.

Le forze romane rimaste isolate, in mancanza di alternative, decidono di sottomettersi ai nuovi regnanti.

Le truppe dell’Armorica, per esempio, “non avendo modo di tornarsene a Roma né volendo passare ai nemici che erano ariani [i.e. i Visigoti], cedettero se stessi, i propri vessilli e le terre che custodivano per i Romani agli Arborichi [i.e. gli Armoricani] e ai Germani [i Franchi] […]”

[Procopio I, 12]

Come è noto, inoltre, in Gallia il dominio indipendente gallo-romano di Siagrio perdura fino al 486.

Anche senza considerare la non chiarissima posizione di Siagrio (anche dai dati archeologici, è difficile definire se fosse davvero indipendente o di fatto un “vassallo” dei Franchi), dopo la sua morte nel 486 le sue truppe si ritrovano senza guida.

Childerico, re de Franchi, fa la cosa più saggia di tutte: invece di disperdere i soldati romani rimasti, li inquadra nel suo esercito.

Procopio descrive in modo molto vivido la nuova condizione di vita di questi soldati, che in realtà continueranno, almeno per una generazione o due, a vivere perpetuando le tradizioni di Roma:

“[…] trasmettendo ogni tradizione ai loro discendenti, serbarono le abitudini patrie che osservano tuttora, fino al mio tempo [ca. anni ’40 del VI secolo], e ancora si distinguono in base alle legioni in cui avevano militato, vanno in battaglia preceduti dalle proprie insegne e osservano costantemente le leggi patrie; mantengono la foggia romana anche nelle calzature, così come in ogni altra parte […]”

[Procopio V, 12]

Letture consigliate

G. Cascarino 2012, L’esercito romano. Armamento e organizzazione. Vol. IV

P. Heather 2008, La caduta dell’impero romano. Una nuova Storia

B. Ward-Perkins 2005, La caduta di Roma e la fine della civiltà


One thought on “Gli eserciti romani in Occidente dopo la fine dell’imperium

  1. L’articolo di Mattioli è ben fatto e va a coprire parte di quelle vicende sconosciute negli anni bui del tardo antico al crepuscolo dell’Impero Romano di Occidente.
    Floriano Cosmi

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