Titolo: “Passato prossimo. Donne romane da Tacita a Sulpicia”
Autore: Eva Cantarella
Anno di pubblicazione: 1996
Editore: Universale Economica Feltrinelli
“A differenza della storia della donne greche e delle altre donne antiche [quello delle donne romane] non è un passato remoto. È il nostro passato prossimo. E forse, in qualche misura, è anche una parte del nostro presente”.
Queste le parole con cui Eva Cantarella conclude questo breve saggio, dal titolo di “Passato Prossimo” appunto, incentrato sulla donna romana.
Il libro si compone di due parti: la prima, dedicata alle origini di Roma e all’età arcaica, che cerca di far chiarezza sulla condizione femminile delle donne romane a partire dal tema del silenzio.
Un silenzio femminile, che come abbiamo avuto modo di vedere in un articolo qui sul sito, era imposto dai Romani alle donne nel momento stesso in cui diedero vita all’organizzazione cittadina. Questa parte iniziale tratteggia le linee fondamentali della condizione femminile agli albori della città, anche attraverso il confronto con la condizione di altre donne appartenenti agli ethne che contribuirono a formala: donne etrusche, sabine, laziali.
La seconda parte prende in esame il periodo che va dalla fine della monarchia al Principato di Augusto, e cerca di cogliere i cambiamenti della condizione femminile a partire (un po’ in antitesi con la precedenze sezione) dalla considerazione della nuova libertà di parola, della quale, per via di alcune particolari circostanze, le donne si trovano in quei secoli a godere. Di alcune di queste donne, l’autrice ne traccia la figura, fornendoci aneddoti e nomi, e cercando anche di distinguere quello che più o meno corrisponde alla realtà e quello che invece riflette esclusivamente il modo in cui gli autori latini vedevano e giudicavano alcuni comportamenti femminili.
Il testo si conclude lasciando la parola all’unica voce femminile della letteratura classica: Sulpicia. O meglio, l’unica donna di età classica di cui abbiamo a disposizione le opere. La sola donna che parla di sé stessa senza intermediazioni maschili. Un’altra antitesi dunque: infatti, se nell’apertura al libro troviamo il mito di Tacita Muta e Angenora, e risulta assai arduo tracciare una storia delle donne romane; nella seconda parte, addirittura abbiamo poesie scritte da una mano femminile.
Ma al di là del semplice desiderio di narrare questa storia di donne, nel saggio Eva Cantarella si propone l’obiettivo di trovare delle risposte ad alcuni importanti quesiti: quali furono le circostanze che consentirono alle donne di passare da uno stato di totale assoggettamento agli uomini alla conquista di nuovi diritti e a una non certo illimitata, ma pur sempre rimarchevole, libertà? In che misura sfruttarono tale libertà? Se ne servirono per migliorare il loro status all’interno degli schemi tradizionali del rapporto fra i sessi, o la usarono per mettere in discussione questi schemi, e per ottenere la sola vera libertà, che consiste nella possibilità di decidere della propria vita? E ancora che effetto ebbe la loro “emancipazione” sulla vita delle donne che vennero una, due, o tre generazioni più tardi?
Domande difficili, ma alle quali potete trovare risposta fra le pagine di questo libro!