Cavalieri ausiliari (II sec. a.C.-II sec. d.C.): Galli e Numidi

A seguito della Seconda Guerra Punica, nella quale i cavalieri romani (intesi come cittadini) si erano dovuti adattare a tattiche di guerriglia a loro non usuali, l’esercito romano farà sempre più affidamento a cavallerie ausiliarie.

Beninteso: già da molto tempo la maggior parte della cavalleria romana era composta da 𝘢𝘭𝘢𝘦 𝘴𝘰𝘤𝘪𝘰𝘳𝘶𝘮 di cavalleria (i.e. composte da cavalieri alleati non cittadini, usualmente italici).

Ma a seguito della Guerra Annibalica e con l’espansione dello Stato romano in tutto il Mediterraneo, l’esigenza di cavallerie versatili ed efficaci e la loro importanza aumentano in modo esponenziale.

Questo influenza molto anche i bacini di reclutamento di queste nuove cavallerie, levate usualmente tra quelle popolazioni che sono governate da élite equestri (dall’Africa alla penisola Iberica, dalla Gallia ai Balcani e alla Germania, fino al Medio Oriente).

All’inizio, questi cavalieri sono reclutati per una sola campagna militare, con la possibilità di rientrare alle loro comunità alla fine del conflitto.
Le cose cambieranno in età augustea, quando le unità di 𝘢𝘶𝘹𝘪𝘭𝘪𝘢, cavalleria compresa, saranno in gran parte regolarizzate con la grande riforma dell’esercito romano.

Tra II sec. a.C. e I sec. a.C., in mezzo alle cavallerie ausiliare e alleate reclutate in tutto il Mediterraneo, si distinguono senza dubbio le cavallerie galliche e la cavalleria numida.

Cavaliere celta. Illustrazione di Johnny Shumate

I cavalieri celti sono considerati dai Romani stessi tra i più abili cavalieri del mondo antico. Reparti di cavalleria celtica saranno utilizzati in gran numero nel I sec. a.C., nelle fonti ben attestati, per esempio, nelle campagne orientali di Lucullo e di Crasso, dove diedero grande prova del loro valore.
Quella gallica è una cavalleria estremamente versatile, potendo combattere dalla distanza con i giavellotti, da vicino con la lunga spada e potendo, alla bisogna, scendere e combattere a piedi come fanti.

Si può ben dire come siano stati soprattutto i cavalieri celti il “prototipo” del cavaliere ausiliario del periodo del Principato.

Quanto ai Numidi, i Romani ebbero modo di fare la loro terribile conoscenza soprattutto durante la Seconda guerra punica, quando li trovarono prima come nemici e poi come alleati.
Noti anche loro come tra i più abili cavalieri dell’antichità, erano famosi per cavalcare senza alcun tipo di finimento, usando solamente una corda intorno al collo del cavallo.

Cavaliere Numida. Illustrazione di Johnny Shumate

I Numidi furono truppe ausiliare con un’enorme fortuna, e spesso molto difficili da contrastare (come i Romani avevano ben imparato).
Basti pensare che furono proprio gli ausiliari numidi di Labieno a mettere in seria difficoltà Cesare alla battaglia di Ruspina del 46 a.C.

Cavalieri ausiliari numidi sono molto ben riconoscibili nelle loro vesti e armamenti tradizionali ancora sulla celebre Colonna Traiana, completata nel 113 d.C.

Unità di ausiliari numidi, che dall’iconografia sappiamo forse aver cambiato leggermente vestiario, armamento e finimenti, sono inoltre ancora attestate dalla Notitia Dignitatum tra IV e V sec.
Un segno inequivocabile della loro importanza e abilità.

Letture consigliate (clicca i link qui sotto per acquistare la tua copia del libro)

M. Petitjean 2018, La cavalleria nel mondo antico

Leggi anche Recensione: “La cavalleria nel mondo antico”, di Maxime Petitjean


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