Gli eserciti romani del periodo tardo antico, particolarmente dopo la battaglia di Adrianopoli del 378, avevano al loro interno un gran numero di soldati foederati di origine straniera e barbarica, in particolare gotica, provenienti dai confini oltre il Reno e il Danubio.
Abbiamo testimonianza di questa presenza anche grazie a un gruppo di lapidi, rinvenuto nel XX secolo, nella cittadina di Concordia, nei pressi dell’attuale Portogruaro (VE). Qui sorgeva un cimitero paleocristiano, in cui vennero rinvenute una quarantina di lapidi, tutte appartenute a soldati dell’esercito di Teodosio, uomini di diversi reggimenti.
Le epigrafi dimostrano come questi soldati fossero cristiani.
La cosa ancora più particolare è che questi soldati, a un’attenta analisi dei nomi, sono tutti di origine barbarica. Come preanomen hanno tutti Flavio, ovvero il nome della famiglia degli imperatori a partire da Costantino. Tale praenomen era portato da tutti i barbari che ricevevano la cittadinanza romana, e in generale da tutti i militari del periodo. Nelle lapidi di Concordia Sagittaria, Flavio si accompagna molto spesso a cognomi di chiara origine gota, come Andila e Sindila.
Con molta probabilità questi soldati presero tutti parte alla campagna del 394 che sfociò nella battaglia del Frigido, contro Eugenio e Arbogaste. Forse questi soldati di origine gotica si accamparono a Concordia molto a lungo, e lì infine alcuni rimasero. Questo tipo di lapidi, come indicato usualmente sulle lapidi stesse, erano usualmente pagate dagli stessi commilitoni o concittadini – anche se non mancano casi in cui siano menzionate mogli e figlie.
Non c’è da stupirsi che questi “immigrati” siano stati seppelliti in un cimitero cristiano. Infatti, molti Goti erano già cristiani (più precisamente, ariani) e conoscevano bene la nuova religione già dall’epoca di Costantino.
Si hanno infatti testimonianze di Goti che avevano vissuto più o meno a lungo nei territori imperiali e che avevano quindi avuto modo di studiare ed apprender le lingue parlate dai Romani, ovvero il greco ed il latino. Uno di loro si chiamava Ulfila (la desinenza -ila è tipica dei nomi gotici).
Questi aveva studiato a Costantinopoli e aveva inventato un intero alfabeto per poter scriver nella sua lingua materna le Sacre Scritture dal greco. Questa traduzione è giunta fino ai nostri giorni, ed è forse l’unico testo che ha permesso agli studiosi di capir la lingua dei Goti, meglio di tutte le altre lingue germaniche.
Alla fine, Ulfila tornò tra la sua gente per servire come vescovo in piccole comunità cristiane.
Letture consigliate
A. Barbero 2010, Barbari. Immigrati, profughi, deportati nell’impero romano.
A. Barbero 2012, 9 agosto 378. Il giorno dei barbari.
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