Sir Lawrence Alma-Tadema e il rapporto con l’antico

Tra la metà del Settecento e l’Ottocento, l’Europa è in preda ad un nuovo fervore archeologico.
Nel 1738 iniziano i primi scavi archeologici di Ercolano, nel 1748 quelli di Pompei. Inoltre, la situazione politica (1803 -1815) porta gli Europei anche alla riscoperta dell’arte greca ed egizia.

Queste scoperte archeologiche porteranno molti artisti a ricreare nelle loro opere la vita quotidiana e la maestosità del mondo antico.
Uno dei più celebri pittori di questo periodo è di sicuro sir Lawrence Alma Tadema.

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Formazione: i temi merovingi 

Lawrence Alma Tadema nasce nel 1836 in Frisia, negli attuali Paesi Bassi, col nome di Lourens Alma. 
Cambierà nome in Laurens dopo il soggiorno ad Anversa, ed, infine, nel modo in cui lo conosciamo solo dopo essersi stabilito nel Regno Unito. Infine, sarà associato ad Alma il cognome “Tadema”, tipico della Frisia.

Dal 1855 al 1858, l’artista si trasferisce ad Anversa, dove frequenta l’Accademia Reale di Belle Arti. Qui, ha modo di conoscere l’arte di Gustav Wappers, celebre pittore di storia, affascinato dal Romanticismo e dai pittori olandesi.
Durante questi anni si appassiona allo studio dei soggetti tratti dalla storia olandese, agli anni immediatamente successivi alla caduta dell’impero romano d’Occidente (476) e in particolare ai Merovingi.
Capolavoro di questo periodo è, senza dubbio, “L’educazione dei figli di Clodoveo”, dipinto del 1861, per la cui realizzazione il pittore si affida a fonti antiche e moderne.

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L’educazione dei figli di Clodoveo (1861)

In questi dipinti, l’attenzione dell’artista è rivolta soprattutto all’ambiente che circonda i soggetti. Gli interni son ricostruiti con rigore e ricchi di dettagli.
In quest’anni, Alma-Tadema realizza interni e cortili con luce diffusa, lo spazio scandito da archi e colonne che si rifanno a resti ed architetture realmente esistenti.

Nel 1863 si reca per la prima volta in Italia, per il suo viaggio di nozze. Giunge nella Penisola con la speranza di visitare luoghi e resti tardoantichi e paleocristiani.
Tuttavia, la vera rivelazione è costituita dall’arte classica.

Alma-Tadema e il mondo greco-romano

Questa rivelazione avviene durante la visita ai scavi di Pompei, sotto la guida di Giuseppe Fiorelli, il quale ha un approccio sistematico e scientifico nei confronti dei reperti, e favorevole alla loro conoscenza e divulgazione attraverso un’accurata e dettagliata documentazione.
Ciò che colpisce e attrae maggiormente Alma-Tadema non è tanto per la maestosità e monumentalità del mondo classico, quanto, in particolar modo, l’intimità dell’ambiente domestico.

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In Italia, il pittore olandese ha modo anche di entrare in contatto con l’arte neopompeiana di Domenico Morelli, uno dei primi esponenti di questa pittura.
Nel 1865, rientrato a Bruxelles, si concentra sulla realizzazione di soggetti tratti dalla letteratura latina, che agiscono in ambienti sempre in penombra. Di particolare rilievo son gli oggetti di uso comune che si ritrovano nei dipinti, direttamente copiati da originali, ricchi di dettagli e di giochi di luce e riflessi. L’interesse di Alma-Tadema è rivolto tanto alla cultura romana quanto a quella greca.
Un esempio di questo periodo è “Fidia mostra agli amici il fregio del Partenone”.

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Fidia mostra agli amici il fregio del Partenone (1868)

Dopo il 1870, l’artista si reca in Inghilterra a causa del conflitto franco-prussiano. Nella capitale inglese nota un certo fervore per la riscoperta del mondo classico, composto da un interesse archeologico e tendenze estetizzanti.
Questo fervore è causato dal neonato British Museum, e dalla gran quantità di reperti che ivi giungono.

Nel Regno Unito, inoltre, vi è anche una certa curiosità verso il mondo dell’Antico Egitto, che già dopo le campagne napoleoniche del 1861 aveva ricevuto un’attenzione internazionale. Questo interesse per l’Egitto dei faraoni si rispecchia nell’arte inglese, che, però, affronta il tema solo con un raffinato gusto esotico ed un’atmosfera sensuale, senza una ricostruzione vera e propria di contesti sociali.

Lawrence Alma-Tadema, in questo periodo, si dedica alla produzione di scene conviviali del mondo classico, con una visione edonistica e nostalgica, con soggetti e scene prese in prestito dalla pittura vascolare attica.
Per lui, lo studio e la visione dei reperti diventa fondamentale. Nelle sue tele troviamo citazioni quasi enciclopediche, con particolar attenzione alla statuaria greca bronzea, anche se spesso ne varia il materiale (infatti, notiamo una certa predilezione per il marmo, ma ciò capita anche con altri oggetti d’uso comune).

Dal 1870, il pittore ha anche a disposizione un vasto catalogo fotografico da Roma, Egitto, Costantinopoli, Pompei, nonché di reperti e siti medievali, oltre a riproduzioni bronzee dei reperti.
Le foto gli permettono di sviluppare ambienti molto vicini alla realtà. Non si tratta di esatte riproduzioni di luoghi esistenti, ma bensì di “capricci” (i.e. totalmente frutto dell’ispirazione dell’autore).
Nei dipinti, inoltre, notiamo una predilezione per scene di cerimonie religiose, quasi a creare un rapporto tra passato classico e la sua contemporaneità, quella vittoriana inglese, in cui la collettività e le cerimonie pubbliche acquistano grande risalto.
Quindi, una società vittoriana nobilitata dall’antico, ma non senza un pizzico di malizia ed ironia.

Celebre esempio è la “Primavera” del 1884.

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Primavera (1884).

Nelle tele mancano del tutto scene estreme o violente, ma vi è una predilezione per soggetti ambigui e deboli. Per Alma-Tadema, l’arte classica o la storia antica non costituiscono più un esempio dal forte valore edificante, pregno d’eroismo e virtù.
Al contrario, egli vuole mostrare la quotidianità e l’animo umano con tutte le sue imperfezioni e debolezze.

Un esempio è il celebre dipinto de “Le rose di Eliogabalo” (1888).

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Le rose di Eliogabalo (1888)

Gli ultimi anni: i soggetti femminili e la fine del gusto archeologico

Negli ultimi vent’anni della sua vita, Alma-Tadema si dedica soprattutto alla raffigurazione di soggetti femminili. In questi, spariscono del tutto il sapore ed il gusto archeologico, in favore di suggestioni sensuali e sentimentali.
Su specchiature marmoree di intenso candore, si stagliano ritratti e corpi di fanciulle con occhi languidi, acconciature elaborate di gusto classico, e vaporose vesti.

Un esempio del periodo è il celebre dipinto con la scena termale de “L’abitudine preferita” del 1909.

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L’abitudine preferita (1909)

L’artista muore nel 1912, in un anno in cui il mondo dell’arte, seguendo gli eventi della Storia, cambia lanciandosi verso nuove forme espressive, che rompono tutti gli schemi allora esistenti. È l’epoca delle prime avanguardie.

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Letture consigliate

E. Querci, “Alma-Tadema”, Art Dossier n. 239, 2007


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